🍝 La collabo che non ti aspetti - Joe Rogan - Marketing improbabile di Nike
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Picnic con Barbie e Ken:
👉 La collabo che non ti aspetti
👉 Joe Rogan Ethical Dilemma
👉 SEO Nerds: Tutto può diventare Marketing, anche il file robot del tuo sito!
👉 Come se l’è cavata la visual identity e il design a Sanremo?
La Collabo che non ti aspetti
Pasta Di Martino e … Barbie
Una speciale box di pasta in vari formati, una bambola chef e un set ristorante creano un’esplosiva e pink collabo tra Barbie e Pastificio Di Martino. Una parte del ricavato andrà a Food for Soul.
Joe Rogan Ethical Dilemma
Avrete sicuramente sentito parlare della bufera che negli ultimi giorni ha vorticato attorno al Podcast “The Joe Rogan Experience”. Spotify come tanti altri Big Tech che forgiano la loro fortuna grazie al contenuto si sono trovati sulla diatriba che la cancel culture ha scatenato sullo show di Joe Rogan. Nasce quindi una discussione etica molto interessante, a cui personalmente riesco a dare una risposta certa ma posso azzardare ad avere delle opinioni in merito.
Ma prima di tutto contestualizziamo…
Chi è Joe Rogan e cos’è la sua Experience?
Joe Rogan, classe ‘67, è uno stand up comedian americano e commentatore della UFC (Ultimate Fighting Championship, lega di arti marziali miste) - un po’ il corrispettivo del nostro Giacomo Ciccio Valenti in WWE.
Rogan ha creato, nel 2009, un podcast di nome “The Joe Rogan Experience”, che negli anni ha acquisito sempre più pubblico vincendo anche il premio “Best Comedian Podcast”, conferitogli da iHeart Radio ( una big del mercato audio ludico) nel 2019.
Lo show esplode e porta Spotify a stipulare un accordo di esclusività per 100milioni di dollari nel 2020.
Questo dettaglio è importante, secondo me, accordo di Licenza invece che acquisto/partnership etc.
Il Caso Joe Rogan: Anti Vaccinismo e N* Word
La bufera si è alzata sul Joe Rogan Podcast dopo la minaccia di Neil Young di eliminare le proprie canzoni dalla piattaforma, a causa di informazioni sbagliate e fake news riportate durante lo stesso podcast di Rogan, accusato appunto di diffusione della disinformazione sul Covid19.
Ecco alcune delle affermazioni incriminate:
«Questo non è un vaccino, questo è essenzialmente una terapia genica»
L’Ivermectina, un farmaco che viene utilizzato come antiparassitario, da sola sarebbe in grado di portare questo patogeno ( il Covid ) all’estinzione
«Non credo che sia vero che ci sia un aumento del rischio di miocardite da persone che prendono il Covid-19 che sono giovani, rispetto al rischio dal vaccino»
Alcune testate giornalistiche come la BBC hanno debunkerato Rogan, ti basta cliccare qui.
Altri artisti si sono schierati con Neil Young, ma Daniel Ek, CEO di Spotify, ha affermato che non avrebbe messo il bavaglio perchè Joe Rogan in alcun modo aveva oltrepassato le linee guida di Spotify (che però non erano state rese pubbliche fino a poco fa).
"Noi condanniamo quello che Joe ha detto e su questo voglio essere assolutamente chiaro - ha sottolineato Ek - Ma non credo che la risposta sia imporgli il silenzio". - Daniel Ek
Questo ha portato ad ulteriori polemiche nate nei mesi precedenti sul linguaggio utilizzato da Rogan nel podcast, definito da molte persone razzista, caratterizzato da un abuso della N Word, dispregiativo accusato dalla società afro-americana.
In seguito al sollevamento di questo polverone invece Spotify ha deciso di eliminare quasi un decimo degli episodi del podcast, il chi ha fatto sembrare la piattaforma alquanto incoerente sulla libertà di espressione.
Il dilemma etico
Il dilemma etico di questa faccenda sta in una ragnatela di concetti:
Spotify non è il proprietario del podcast
… ma ne è il mezzo di diffusione e lo foraggia
Fino a dove arriva la censura?
Il discorso dei contenuti online è sempre molto critico, questo vale dal giornalismo a Facebook (che viene sempre demonizzato per questo) e quindi anche per Twitter, TikTok e… Spotify!
È davvero giusto che chiunque possa dire quello che vuole anche se sbagliato? Chi decide cosa è sbagliato?
Per quanto riguarda il linguaggio, posso essere d’accordo sull’utilizzo della censura, come viene usata per alcune parole in TV è giusto che chi si rivolge ad una grande platea pesi le parole, molto di più di chi viene seguito da pochi.
Il controllo perlomeno sui grandi contenuti DEVE essere fatto con un feedback umano tra il podcaster e la piattaforma.
Però qualcosa in questa storia può aiutarci, perlomeno nel primo caso (quello della disinformazione): citare le fonti.
Una malattia del web è questa, che qualsiasi cosa venga riportata QUASI sempre non è accompagnata dalla fonte.
I giornali stessi non sono obbligati a pubblicare le fonti di alcune affermazioni che scrivono (tralasciando i whistleblower etc.), dove vengono presi i dati, come vengono contestualizzati.
Stessa cosa chi parla di contenuti sensibili socialmente dovrebbe integrare il sistema di fonti per quello che dice, e non mascherare le opinioni per verità, perché il problema è esattamente questo.
Quando qualcuno dice qualcosa online, specialmente chi ha un grande seguito come Rogan viene legittimato nelle sue idee, che come in questo caso prendono forma e diventano verità per alcune persone.
La soluzione secondo me sarebbe l’accompagnamento di fonti quando si parla di questo tipo di informazioni, a prescindere dal media che utilizzi, e questo permette all’usufruitore di valutare la qualità delle tue fonti. Se Joe Rogan prende le notizie dal Corriere del Corsaro forse c’è un problema in quello che dice.
Nella professione quando lavoriamo per un cliente, o facciamo delle affermazioni al nostro manager, portiamo dei dati che giustifichino quello dichiamo, non vedo il motivo per cui le persone che lavorano nella comunicazione non debbano farlo, non sono il loro pubblico esso stesso un cliente?!
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Just Crawl it
🎤 Come se l’è cavata la Visual identity e il design a Sanremo?
Sì, è passata una settimana e potremmo smettere pure di parlarne, ma perchè non guardarla in maniera costruttiva e da un altro punto di vista, tipo quello del designer?
Grande Giove! ⚡️
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