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Marketing e Italy Food Culture
Oggi ho pubblicato un post su LinkedIn in cui parlo delle tesi di Alberto Grandi, autore di “Denominazione di Origine Inventata” libro che si occupa di fare debunking su alcune storie legate al cibo che fanno parte ormai della nostra cultura. Nel post mi sono soffermato a fare una riflessione sull’importanza dal punto di vista dell’innovazione che è scaturito dall’ascoltare le tesi di Grandi (a prescindere che siano o meno confermate). Puoi recuperartelo tranquillamente, ma invece qui su Digital Sapiens ho preferito focalizzarmi su analizzare delle caratteristiche che secondo me hanno fatto grande la narrazione (a suon di marketing) della cultura italiana e che ne ha fatto un fenomeno apprezzato in tutto il mondo.
Insomma se c’è qualcuno che vende l’aria di Napoli, pensa cosa siamo stati in grado di fare con una cultura così variegata e piena di storie!
Quindi cominciamo!
I personaggi
Non esistono storie senza personaggi, e l’Italia si è sempre legata a delle personalità specifiche che rispecchiano dei valori, anche se magari in quel contesto questi personaggi non ci sono mai stati (un po’ come le citazioni attribuite a Oscar Wilde), perché poi alla fine, si può sempre “ammacchiare” la narrazione inserendo all’inizio “La leggenda narra che…”.
Personaggi come Isabella d'Este, Lorenzo il Magnifico, Leonardo da Vinci e molti altri sono spesso utilizzati nel marketing per evocare un senso di nobiltà, genialità e tradizione.
Il Segreto di Famiglia
Non è un caso che molti titoli di articoli clickbait inizino con “5+1 segreti per…” oppure “ I segreti [inserisci modo per fare soldi] che nessuno ti ha mai detto”.
L’uomo è curioso per natura, e quale migliore segreto di quello tramandato dal nonno, dal bisnonno o dal trisavolo? Quella scoperta casuale che rende unico e fantasmagorico un piatto o un prodotto. Tutti hanno una ricetta segreta di famiglia, e chi sei tu per non venire a scoprire il nostro segreto?
Semplicità > Complessità
Mi è rimasta molto impressa un’intervista a Bruno Barbieri, chef e personaggio tv, che ha studiato in Francia, un’altra nazione rinomatissima per la cucina. Barbieri sottolineava di come la cucina francese rispetto a quella italiana sia molto più legata al processo, mentre quella italiana agli ingredienti.
Bhe riflettendoci, se dovessi pensare a un piatto francese farei fatica ad individuarne uno specifico, o che sia divenuto indiscutibilmente e globalmente apprezzato.
Invece la cucina italiana è semplice, se vuoi una buona pasta devi seguire poche regole ma importanti, utilizzare un buon pomodoro, un buon formaggio… o meglio, un ingrediente italiano.
La semplicità traina in ogni processo, dalla terra alla tavola fino alla degustazione!
L’emozione
Noi italiani siamo emotivi, ci piacciono i sentimenti, ci piace esternarli, fa parte di noi! E questo si riversa anche nella cultura culinaria. Pensare che ci sono cibi che vanno consumati in alcune occasioni perché esprimono quell’emozione specifica.
L’emozione è un plus, negli ultimi anni americani e anglosassoni si sono riempiti la bocca di Experiential ed Emotional Marketing, noi ce lo abbiamo avuto sempre nel sangue e nemmeno ce ne siamo accorti.
Quale è il problema, secondo me?
Il problema è quanto ci stiamo ancorando a questo passato, e non stiamo creando nuove tradizioni, nuove narrazioni pronte a rispondere al cambiamento.
Eh sì, perché prima o poi la mania Italia finirà, saremo come un museo che non rinnova mai la sua collezione. Abbiamo perso la capacità di raccontare.
Ho lavorato con molte aziende del Made in Italy che fanno ottimi prodotti ma fanno fatica a raccontarli.
Alcune aziende invece vengono assorbite da francesi, cinesi, americani e perdono quella che è la loro peculiarità: essere italiane. Provano a mescolare le nostre tradizioni con il futuro, usandole come asset di brand ma senza costruirne veramente di nuovi, cosa che invece sarebbe veramente interessante: se l’Italia incontra la Francia cosa succede? Cosa è in grado di fare?
Sono un po’ angosciato dall’estrema importanza che viene data al Made In Italy dagli ultimi governi, non perché non sia sbagliato ma perché lo mette in vetrina come qualcosa da proteggere, mentre mi piacerebbe che fosse disposto a rischiare a mettersi in gioco e rinnovarsi.
Voi cosa ne pensate? Ditemelo nei commenti o rispondendo a questa mail! :)
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Post Scriptum
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