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Parliamo di:
👉 La competizione ha pure rotto le p***e
👉 24ORE : Bad Taste School.
🏆 La competizione ha pure rotto le p***e
In questa nuova uscita di Digital Sapiens voglio parlare di questo fenomeno che ho cominciato a vedere sempre più dal dopo pandemia ( o meglio, nel post anni dei lockdown).
Dopo questo lungo periodo ho ripreso a prenotare viaggi, fare molto più sport e uscire. Questo mi ha portato a confrontarmi molto di più con le persone che mi circondano, nonostante io sia anche una persona molto solitaria.
Ho notato però che negli ultimi anni, un po’ tutti, anche io abbiamo questa ossessione per l’obiettivo.
Ci deve essere sempre un obiettivo da raggiungere, ci avete fatto caso (sarà colpa della gamification, termine tanto abusato per anni?).
Ci siamo abituati a fare tutto con uno scopo preciso in mente: andare in vacanza per vedere un posto specifico, fare sport per migliorare continuamente e competere con noi stessi, andare in bici per forza in maniera agonistica.
Ma dove è finita la spontaneità? Dove è finito il piacere di fare le cose senza una meta precisa?
Il problema è che questa mentalità ci impedisce di goderci lo svago, di fare qualcosa anche se non siamo bravi nel farlo e di non competere.
Abbiamo bisogno di imparare a rallentare e a goderci il momento presente. Dobbiamo imparare a fare le cose per il piacere di farle, senza la pressione di raggiungere un obiettivo preciso.
La prima volta che ho visto questo comportamento risale a parecchi anni fa. Lo espresse platealmente Marco, un mio compagno di università, che ammetteva di essere estremamente competitivo e ludopatico. Adorava i videogiochi, ma solamente quelli in cui poteva eccellere, se non aveva possibilità nemmeno cominciava a giocarci.
Sapevo che Marco era fatto così, ma vabbè, sono personalità.
Poi ho cominciato però a notare sempre più nelle persone, anche quelle che prima non ne avevano, questo meccanismo.
Giocare a Padel solo con chi è più forte.
Intraprendere uno sport, comprare un attrezzo, una bici, una macchina, un libro solo per raggiungere un certo obiettivo.
Ora, la competitività è sacrosanta, un po’ meno quando la si mette davanti a qualsiasi cosa nella propria vita.
Tra poco andrò a Barcellona, ci sono stato tante volte, ma sicuramente non l’ho vista tutta. Sarò lì pochissimo, quindi l’ho presa come un vivere semplicemente un’aria diversa, magari farmi una passeggiata tranquilla, invece le persone a cui ne ho parlato sembravano perplesse sul fatto che non avessi fatto programmi, deciso di vedere cose che mi mancano. Perplesse sull’avere la leggerezza di non avere un obiettivo andando lì, se non cambiare aria.
Altro caso: da poco mi sono iscritto in piscina.
Io non amo la piscina, ma sento la necessità di sfogarmi. Non prendo tempi, non ho obiettivi da raggiungere.
Prima di capire che fosse lo sport praticabile tutti i giorni con facilità che odiavo meno (adoro nuotare, ma all’aria aperta non in un acquario) secondo molti miei amici:
Non posso correre ogni tanto perché mi piace farlo ogni tanto! Lo devi fare serio!
Prendi lezioni di tennis così diventi competitivo
Prendi lezioni di Padel
Perché non prendi anche le lezioni di nuoto, così migliori i tuoi tempi
Ma perché dopo che vivo una vita lavorativa che è già competitiva, devo competere con me stesso ogni giorno? Ma chi me lo ordina?
Il mio sport preferito è il calcio, ma di vincere non me ne frega niente.
Mi piace stare con la squadra, mi piace impegnarmi negli allenamenti, mi piace esprimermi con i piedi. Punto.
Dobbiamo cominciare a rallentare, tutte le nostre vite sono ormai una gara in qualsiasi cosa. Fermiamoci un secondo c***o. Perdiamoci nel nulla, buttiamo un pomeriggio davanti al mare a guardarlo senza un senso, visitiamo una città senza monumenti da visitare o posti da vedere ( e magari instagrammare) e facciamo una delle cose che amo: fissare il soffitto e pensare.
Chiudo inserendo 3 studi che si occupano dell’ossessione da obiettivo, dicono qualcosa di interessante:
Uno studio condotto da Ellen Langer e Jane C. L. Carstensen dell'Università di Harvard ha dimostrato che la nostra ricerca di obiettivi a breve termine può compromettere la nostra felicità e il nostro benessere a lungo termine.
Una ricerca guidata da Thomas Gilovich dell'Università di Cornell ha dimostrato che le esperienze sono in grado di fornire maggiore felicità rispetto ai beni materiali, ma solo se sono vissute in modo autentico e spontaneo, senza la pressione di raggiungere un obiettivo specifico.
Uno studio condotto da Emily Garbinsky dell'Università di Notre Dame ha dimostrato che quando le persone si concentrano troppo sull'obiettivo e ignorano il processo, diventano più ansiose e stressate.
24ORE : Bad Taste School.
Sono giorni che vengo inondato da questa sponsorizzata.
Da persona intelligente la posso comprendere per n^mila motivi.
A primo impatto però devo dirlo, comunicazione cheap e sbagliata per altri miliardi di motivi. Mi stupisco che qualcuno che cerca di venderti Master (tra l’altro molto costosi) non si soffermino sullo scivolone comunicativo.
Mi fiderei di un Master in Marketing, quando chi lo eroga non calcola le implicazioni di un certo tipo di comunicazione?
Magari converte pure eh. Ma hai perso la faccia con molti altri.
Grande Giove! ⚡️
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